mercoledì 17 febbraio 2016

Report della discussione del tavolo Cultura, scuola, università



Giubileo comunista (Roma, 23 gennaio 2016)
Report della discussione del tavolo Cultura, scuola, università

La discussione è stata introdotta da Alex Hobel, della direzione del Pcd’I. Dopo aver sottolineato il senso di una modalità come quella dei “tavoli”, volti a promuovere un confronto partecipato di tipo tematico e dunque estremamente concreto, si è soffermato sul nesso tra crisi culturale e attacco alla scuola e all’università pubblica. Se sul piano culturale sono soprattutto le discipline umanistiche a essere marginalizzate, proprio in quanto portatrici di sapere critico e non funzionali alla logica economica capitalistica, altrettanto grave è apparso il disimpegno dello Stato nel campo dei beni culturali, che pure – in un paese come l’Italia – rappresentano un patrimonio immenso da ogni punto di vista. Quanto a scuola e università pubbliche, è andato avanti in questi anni lo stesso processo di smantellamento, funzionale al peso crescente dei privati, come già il movimento della Pantera aveva denunciato nel 1990. Di fronte a tutto questo, occorre che i comunisti ribadiscano la loro opposizione alle controriforme del governo, rivendicando con forza la necessità di un più forte impegno dello Stato a sostegno della cultura e dell’istruzione pubblica, le cui strutture vanno nuovamente democratizzate, come accadde nella stagione dei “decreti delegati”.
Il primo compagno a intervenire è stato Mario Eustachio De Bellis, insegnante in pensione, iscritto al Prc di Roma e all’Unicobas. Dopo aver parlato della sua esperienza nella fondazione dei Cobas e nelle lotte unitarie tra precari e docenti di ruolo sviluppatesi negli anni ’80-90, il comp. De Bellis ha sottolineato i danni prodotti dalla cd. “autonomia scolastica”. Nel 2015 la mobilitazione è ripresa, stavolta contro la “buona scuola” di Renzi, e prosegue tuttora, anche con una proposta di legge d’iniziativa popolare sulla scuola  e con l’ipotesi di un referendum abrogativo della legge sulla “buona scuola”. Questa lotta potrebbe marciare assieme a quelle contro il “jobs act” e la riforma della Costituzione, magari giungendo ad una battaglia referendaria unitaria. Il 7 febbraio su questi temi vi sarà a Napoli un’assemblea nazionale a cui come comunisti occorrerà partecipare.
Dina Balsamo, della Federazione di Salerno e del Comitato centrale del Pcd’I, ha sottolineato lo stato di caos interno al mondo della scuola a seguito dei provvedimenti del governo Renzi. Le nuove assunzioni rispondono alle sollecitazioni dell’Unione Europea, ma non alle esigenze effettive dei singoli istituti. Dietro a questa situazione vi è un disegno preciso di Confindustria e governo, volto alla privatizzazione di scuola e università. In questo quadro, grande attenzione va prestata al problema dell’unità sindacale, terreno sul quale i voltafaccia di Cisl e Uil continuano a provocare grossi problemi. Più in generale, quello che si pone è ancora una volta il problema dell’egemonia culturale, oggi nelle mani di chi della cultura ha paura.
Lucia Sorano, insegnante in pensione, già componente della Federazione di Siracusa del Pdci, dopo aver evidenziato la necessità di rilanciare la lotta contro ogni forma di finanziamento alle scuole private, si è soffermata sul cambiamento in corso riguardo al ruolo sociale e professionale degli insegnanti, sempre meno “intellettualizzati” e indotti a trascurare i contenuti culturali rispetto agli aspetti “pratici” del loro lavoro. La riduzione del monte-ore e quindi del numero di docenti, il taglio degli insegnanti di sostegno, la fine del tempo pieno e del tempo prolungato rappresentano ulteriori elementi di indebolimento della scuola pubblica. Vi è infine una atomizzazione anche dei lavoratori di scuola e università, sempre più indotti a individualizzare il rapporto di lavoro avendo come controparte il “preside manager”, che coi suoi staff, spesso veri e propri clan, gestisce incentivi e fondi con un ampio grado di arbitrio.
Quanto al necessario rilancio della cultura umanistica occorre lottare perché siano moltiplicati, da parte di Stato ed Enti locali, i posti e le occasioni di lavoro in cui la formazione umanistica sia valorizzata e “spendibile”.
Il problema del “preside manager” e delle sue più larghe implicazioni è stato ripreso da Marco Proietti, compagno del Quadraro, che ha parlato di veri e propri “racket” che si sviluppano in molte strutture pubbliche, da quelle scolastiche a quella sanitarie, nell’ambito di un sistema che rappresenta la forma più estesa del crimine organizzato. In questo quadro, il lavoro dei docenti è vanificato dai continui stimoli che ai ragazzi giungono da gran parte dei mass-media, dei social-network ecc., i quali promuovono la distruzione dei processi logici e cognitivi, compiendo una costante opera di abbrutimento. Per contrastare tale involuzione culturale, sarebbe necessario un controllo di classe forte e autorevole sul contenuto, la forma e la coerenza del materiale formativo in senso lato e dei messaggi che ‘bombardano’ le masse. La stessa lingua italiana, infine, andrebbe salvaguardata dall’invadenza dell’inglese.
Maurizio Tiziani, di Tarquinia, studente all’Università della Tuscia, già iscritto all’Unione degli Studenti, è tornato sulla svalutazione delle agenzie educative tradizionali. Anche i beni culturali non sono valorizzati come sarebbe possibile, finendo così per essere spesso appaltati a privati. In questo quadro, ha descritto la vicenda del Museo etrusco nazionale, che dopo una fase di rilancio vede ora un allarmante calo di visitatori. In generale vi è una marginalizzazione dei saperi umanistici, ai quali è necessario ridare un ruolo, riaffermandone l’utilità sociale.
Giovanni Contino, studente di Fisica, della Federazione del Pcd’I di Catania, ha ribadito la necessità di un rilancio delle discipline umanistiche, e della storia in particolare. Occorrerebbe costruire veri e propri “laboratori di identità storica”, e anche nel nostro partito bisogna rafforzare il lavoro in tal senso. Riguardo alla “buona scuola” di Renzo, essa ha provocato una dislocazione di docenti e personale non docente nei luoghi d’Italia più vari e più distanti dai luoghi di residenza; una nostra proposta deve dunque riguardare questo aspetto, prevedendo che la dislocazione dei lavoratori della scuola avvenga all’interno di micro-aree geografiche determinate.

Riprendendo la parola in conclusione, Alex Hobel ha sottolineato la ricchezza della discussione e l’utilità del metodo di procedere attraverso tavoli tematici. Dai vari interventi emerge la possibilità di un movimento generale contro i provvedimenti del governo su scuola, lavoro, Costituzione; l’impegno dei comunisti dovrebbe essere dunque quello di partecipare a questi tre fronti di lotta, mirando alla loro unificazione. Quanto alla esigenza di migliorare il lavoro di formazione interno al nostro partito e a quello che ci accingiamo a costruire, il 29 gennaio nella sezione Pcd’I di Campoleone sarà presentata la scuola di formazione “Palmiro Togliatti”, con la quale intendiamo riprendere, in forme nuove e nei limiti in cui questo è possibile oggi, la tradizione della scuola quadri di Frattocchie del Partito comunista italiano.