Giubileo comunista (Roma, 23 gennaio
2016)
Report della discussione del tavolo Cultura,
scuola, università
La discussione è stata introdotta
da Alex Hobel, della direzione del
Pcd’I. Dopo aver sottolineato il senso di una modalità come quella dei
“tavoli”, volti a promuovere un confronto partecipato di tipo tematico e dunque
estremamente concreto, si è soffermato sul nesso tra crisi culturale e attacco
alla scuola e all’università pubblica. Se sul piano culturale sono soprattutto
le discipline umanistiche a essere marginalizzate, proprio in quanto portatrici
di sapere critico e non funzionali alla logica economica capitalistica,
altrettanto grave è apparso il disimpegno dello Stato nel campo dei beni
culturali, che pure – in un paese come l’Italia – rappresentano un patrimonio
immenso da ogni punto di vista. Quanto a scuola e università pubbliche, è
andato avanti in questi anni lo stesso processo di smantellamento, funzionale
al peso crescente dei privati, come già il movimento della Pantera aveva
denunciato nel 1990. Di fronte a tutto questo, occorre che i comunisti
ribadiscano la loro opposizione alle controriforme del governo, rivendicando
con forza la necessità di un più forte impegno dello Stato a sostegno della
cultura e dell’istruzione pubblica, le cui strutture vanno nuovamente
democratizzate, come accadde nella stagione dei “decreti delegati”.
Il primo compagno a intervenire è
stato Mario Eustachio De Bellis,
insegnante in pensione, iscritto al Prc di Roma e all’Unicobas. Dopo aver
parlato della sua esperienza nella fondazione dei Cobas e nelle lotte unitarie
tra precari e docenti di ruolo sviluppatesi negli anni ’80-90, il comp. De
Bellis ha sottolineato i danni prodotti dalla cd. “autonomia scolastica”. Nel
2015 la mobilitazione è ripresa, stavolta contro la “buona scuola” di Renzi, e
prosegue tuttora, anche con una proposta di legge d’iniziativa popolare sulla
scuola e con l’ipotesi di un referendum
abrogativo della legge sulla “buona scuola”. Questa lotta potrebbe marciare
assieme a quelle contro il “jobs act” e la riforma della Costituzione, magari
giungendo ad una battaglia referendaria unitaria. Il 7 febbraio su questi temi
vi sarà a Napoli un’assemblea nazionale a cui come comunisti occorrerà
partecipare.
Dina Balsamo, della Federazione di Salerno e del Comitato centrale
del Pcd’I, ha sottolineato lo stato di caos interno al mondo della scuola a
seguito dei provvedimenti del governo Renzi. Le nuove assunzioni rispondono alle
sollecitazioni dell’Unione Europea, ma non alle esigenze effettive dei singoli
istituti. Dietro a questa situazione vi è un disegno preciso di Confindustria e
governo, volto alla privatizzazione di scuola e università. In questo quadro,
grande attenzione va prestata al problema dell’unità sindacale, terreno sul
quale i voltafaccia di Cisl e Uil continuano a provocare grossi problemi. Più
in generale, quello che si pone è ancora una volta il problema dell’egemonia culturale, oggi nelle mani di
chi della cultura ha paura.
Lucia Sorano, insegnante in pensione, già componente della
Federazione di Siracusa del Pdci, dopo aver evidenziato la necessità di
rilanciare la lotta contro ogni forma di finanziamento alle scuole private, si
è soffermata sul cambiamento in corso riguardo al ruolo sociale e professionale
degli insegnanti, sempre meno “intellettualizzati” e indotti a trascurare i
contenuti culturali rispetto agli aspetti “pratici” del loro lavoro. La
riduzione del monte-ore e quindi del numero di docenti, il taglio degli
insegnanti di sostegno, la fine del tempo pieno e del tempo prolungato
rappresentano ulteriori elementi di indebolimento della scuola pubblica. Vi è
infine una atomizzazione anche dei lavoratori di scuola e università, sempre
più indotti a individualizzare il rapporto di lavoro avendo come controparte il
“preside manager”, che coi suoi staff, spesso veri e propri clan, gestisce
incentivi e fondi con un ampio grado di arbitrio.
Quanto al necessario rilancio
della cultura umanistica occorre lottare perché siano moltiplicati, da parte di
Stato ed Enti locali, i posti e le occasioni di lavoro in cui la formazione
umanistica sia valorizzata e “spendibile”.
Il problema del “preside manager”
e delle sue più larghe implicazioni è stato ripreso da Marco Proietti, compagno del Quadraro, che ha parlato di veri e
propri “racket” che si sviluppano in molte strutture pubbliche, da quelle
scolastiche a quella sanitarie, nell’ambito di un sistema che rappresenta la
forma più estesa del crimine organizzato. In questo quadro, il lavoro dei
docenti è vanificato dai continui stimoli che ai ragazzi giungono da gran parte
dei mass-media, dei social-network ecc., i quali promuovono la distruzione dei
processi logici e cognitivi, compiendo una costante opera di abbrutimento. Per contrastare
tale involuzione culturale, sarebbe necessario un controllo di classe forte e
autorevole sul contenuto, la forma e la coerenza del materiale
formativo in senso lato e dei messaggi che ‘bombardano’ le masse.
La stessa lingua italiana, infine, andrebbe salvaguardata dall’invadenza
dell’inglese.
Maurizio Tiziani, di Tarquinia, studente all’Università della
Tuscia, già iscritto all’Unione degli Studenti, è tornato sulla svalutazione
delle agenzie educative tradizionali. Anche i beni culturali non sono
valorizzati come sarebbe possibile, finendo così per essere spesso appaltati a
privati. In questo quadro, ha descritto la vicenda del Museo etrusco nazionale,
che dopo una fase di rilancio vede ora un allarmante calo di visitatori. In generale
vi è una marginalizzazione dei saperi umanistici, ai quali è necessario ridare
un ruolo, riaffermandone l’utilità sociale.
Giovanni Contino, studente di Fisica, della Federazione del Pcd’I
di Catania, ha ribadito la necessità di un rilancio delle discipline
umanistiche, e della storia in particolare. Occorrerebbe costruire veri e
propri “laboratori di identità storica”, e anche nel nostro partito bisogna
rafforzare il lavoro in tal senso. Riguardo alla “buona scuola” di Renzo, essa
ha provocato una dislocazione di docenti e personale non docente nei luoghi
d’Italia più vari e più distanti dai luoghi di residenza; una nostra proposta
deve dunque riguardare questo aspetto, prevedendo che la dislocazione dei
lavoratori della scuola avvenga all’interno di micro-aree geografiche
determinate.
Riprendendo la parola in
conclusione, Alex Hobel ha
sottolineato la ricchezza della discussione e l’utilità del metodo di procedere
attraverso tavoli tematici. Dai vari interventi emerge la possibilità di un
movimento generale contro i provvedimenti del governo su scuola, lavoro,
Costituzione; l’impegno dei comunisti dovrebbe essere dunque quello di
partecipare a questi tre fronti di lotta, mirando alla loro unificazione.
Quanto alla esigenza di migliorare il lavoro di formazione interno al nostro
partito e a quello che ci accingiamo a costruire, il 29 gennaio nella sezione
Pcd’I di Campoleone sarà presentata la scuola di formazione “Palmiro
Togliatti”, con la quale intendiamo riprendere, in forme nuove e nei limiti in
cui questo è possibile oggi, la tradizione della scuola quadri di Frattocchie
del Partito comunista italiano.