venerdì 13 novembre 2015

Può un comunista?



Può un comunista?
Un comunista in più o in meno cosa importa? Perché un comunista non può essere governista e a chi giova la “riserva indiana”? E quanti ancora si sciacquano la bocca con Berlinguer, tanto i comunisti servono solo al passato, ai ricordi di gioventù. E adesso ci diranno ancora voi? con il dito puntato, si può votare comunista?
 La risposta non cambia l’esito, ma la diamo lo stesso.
Può un comunista ripudiare l’art. 11 e sostenere ancora militari in Afghanistan e acquisto degli F35, siccome ci sono in ballo 1000 posti di lavoro?
Si può accettare l’idea che se ne compri di meno sei comunque di sinistra?  Si può cancellazione dell’articolo 18 perché siamo in crisi e dobbiamo dare un segnale ai mercati? Può un comunista “sposare” la causa Marchionne, stralciando con un sol colpo dignità, diritti, salario e rappresentanza sindacale, perché c’è la globalizzazione?  Può un comunista sostenere un governo, in nome e per conto di un’Italia più giusta, dove salari pensioni e lavoro vanno pagati solo dopo aver raccolto le briciole avanzate dalle banche e dai potentati della finanza internazionale? Puo’ la sinistra sostenere un governo che toglie e taglia soltanto a chi non ne ha?  Puo’ un comunista sostenere questa sinistra?  Diventi comunista se invece ritieni che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e che il sistema tributario è informato a criteri di progressività.



Perché oggi la Costituzione è Comunista.
E‘ diventato comunista credere che l’Italia sia una Repubblica democratica fondata sul lavoro? Che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge?  E abbastanza comunista lottare per rimuovere gli ostacoli economici e sociali, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese?
E’ comunista riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro, promuovere le condizioni che rendano effettivo tale diritto?
E’ comunista sostenere che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa e che la durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge? E non da Marchionne.  Può bastare?

E le 5 stelle in movimento sono cura ricostituente o metastasi? 
Ci siamo accorti della rabbia di molti cittadini, della voglia di urlare fuori dalle sigle di partito, l’assoluta lontananza di idee e vedute sulle cose da fare per restituire dignità al cittadino prima ancora che alla politica.
La politica non viene più percepita come uno strumento /servizio/ forma di partecipazione ma come vecchia pratica spartitoria di risorse e potere dopo il saccheggio. “Si dividono il bottino, mandiamoli a casa”. Vedevamo anche l’emergere di una sempre più definita voglia “partecipata” di strappare egemonia, di entrare nel palazzo come cittadini derubati da tasse, debiti e disservizi. 
Sarebbe utile cavalcare senza demogogia il buono di questa “rabbia” e rivolgerci con lo sguardo più aperto, perché il consenso della rabbia da solo stabilisce solo deleghe in bianco e odio sociale.
Un centrosinistra orbo verso urgenti e necessarie politiche per il lavoro e la crescita unitarie e particolarmente sordo a sinistra. Ancora una sembrano autosufficienti e invincibili a prescindere, ignorando una parte d’Italia disposta a collaborare senza però disconoscere i propri valori e i propri ideali (altro termine eretico).  Eppure Pur di sventolare una sola bandiera sono riemersi tutti i pregiudizi vecchi e nuovi, i veti, la censura mediatica. Quando potremo liberarci dalla cultura politica bigotta e del renziano berlusconismo di sinistra?
Eppure C’è ancora un popolo che moderato anche se disoccupato ed affamato. C’è ancora un popolo per Salvini/ Berlusconi e le sue magie.
Oggi ci resta la Costituzione possibilmente fondata sul lavoro.

E i comunisti? Oggi ci sono tanti comunisti non comunisti (provate a parlare con la base del pd) e altrettanti non comunisti convintamente “comunisti” (provate a parlare con la base m5s) perché comunista per loro è solo un ‘aggettivo’. Poi ci sono i comunisti comunisti, ma questa è un’altra storia e prima di raccontarla dobbiamo rifarla.

 Al lavoro e alla lotta

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